Written by Adriano Castagnone

BIM: Bella Idea, Ma... i virtuosi vanno premiati!

Di BIM se ne sta parlando molto, è noto che in Inghilterra dal prossimo anno i progetti dovranno essere presentati con il BIM, seguendo quanto i paesi nordici (Norvegia, Finlandia) fanno da tempo.

La direttiva europea sui lavori pubblici emanata a gennaio 2014 auspica l'uso del BIM come strumento operativo.

Di che cosa stiamo parlando: di come migliorare il processo della progettazione, della esecuzione, del controllo e manutenzione e, perché no, della demolizione di edifici e infrastrutture.

In che cosa consiste la “Bella Idea”: nell'informatizzare questi processi il più possibile, raccogliendo tutte le informazioni, accentrandole e rendendole disponibili a tutti gli operatori interessati. Dai progettisti, all'impresa esecutrice, a chi curerà la manutenzione, alla proprietà, al comune, ecc.

Come si realizza la “Bella Idea”: attraverso software che creano modelli tridimensionali che simulano l'edificio, il capannone, la strada.

Un progetto BIM si ottiene assemblando oggetti parametrici: si useranno quindi oggetti architettonici (muri, finestre, solai, porte, lampadari), oggetti strutturali (travi, pilastri, solai, le armature stesse), oggetti per gli impianti (tubazioni, termosifoni, caldaie).

I progettisti operano da tempo su modelli tridimensionali, ma la novità è che i singoli modelli (architettonico, strutturale, impiantistico) possono convergere ed integrarsi in un unico modello che conterrà tutte le informazioni. Alcuni oggetti possono essere resi già disponibili dal software (ad esempio solai e pareti) ed anche dai produttori via internet (mobili, lampadari, scale, ecc.) prelevandoli da librerie.

Il risultato: ottimizzazione della progettazione, riducendo drasticamente la duplicazione delle attività e analizzando le interferenze tra i diversi elementi PRIMA che si verifichino in cantiere. Ad esempio tra strutture e impianti, evitando in questo modo di intervenire in modo sconsiderato, come troppo spesso si vede nei cantieri.

Inoltre i disegni convenzionali (piante, prospetti, sezioni) si ricavano in automatico dal modello 3d, e si aggiornano automaticamente al variare del modello principale.

Stessa cosa per il computo metrico che, in buona misura, si crea ed aggiorna automaticamente.

Se l'impresa che esegue i lavori si attrezza con una minima dotazione informatica, anche solo con tablet, può accedere all'intero progetto, filtrare le parti che interessano, ricavare i dati sempre aggiornati.

Altro vantaggio è poter ottenere i dati dei progetti in un formato neutro, indipendente dai produttori del software.

Ma...

Le condizioni affinché si possa realizzare tutto questo, purtroppo, non sono banali.

L'informatica è in grado di produrre risultati strabilianti ma ha dei costi di implementazione importanti.

Non si tratta solo di costi per l'acquisto del software e dei computer, la parte preponderante è costituita dai costi organizzativi, tecnici e umani.

La necessità di dialogare con file in formato indipendente e neutro è stato affrontato da tempo e il formato IFC è quello più diffuso.

IFC significa Industry Foundation Classes, è un linguaggio sviluppato da BuildingSmart, una organizzazione internazionale che opera per la diffusione del BIM.

IFC può essere considerata come un'evoluzione del formato DXF?

No, è molto di più!

I file IFC contengono tutte le informazioni di un progetto: specifiche tecniche, quantità, prezzo, oltre alle caratteristiche geometriche.

L'aspetto negativo è, paradossalmente, l'eccessiva flessibilità; ogni società che ha sviluppato software BIM ha declinato il formato IFC secondo la propria visione, realizzando quindi dei dialetti che a volte non sono grado di comprendersi reciprocamente.

Per questo sono nati i BIM Manager, tecnici specializzati nel coordinare tutte queste informazioni, fare in modo che i diversi progettisti possano comunicare efficacemente.

Qui si evidenzia un altro aspetto fondamentale del BIM: l'interoperabilità, che in sostanza vuole dire collaborazione organizzata. In un paese in cui ogni progettista ha la sua soluzione che difende orgogliosamente, pensare di cambiare abitudini consolidate è una bella scommessa.

Sorge inoltre un dubbio: tutto questo serve ai progettisti?

La riposta non è facile, forse dipende dalla loro abilità nello sfruttare la tecnologia BIM, traendo vantaggio dallo scambio dei dati e dalla razionalizzazione delle procedure.

Certamente la maggior parte dei costi è a carico di chi produce la maggior quantità dei dati: cioè dei progettisti. E i benefici invece saranno maggiormente utilizzati da chi sfrutterà questi dati: l'impresa esecutrice che potrà disporre di progetti da cui ricavare tutte le informazioni, la proprietà che si troverà il Libretto del Fabbricato a costo zero; l'ente pubblico che potrà anch'esso sfruttare i dati contenuti nel BIM.

Si manifesta quindi la necessità di trovare una forma premiante per chi dovrà sostenere i maggiori costi. Se veramente si vuole che il BIM si sviluppi anche in Italia serve una regolazione del mercato tale da remunerare adeguatamente i progettisti.

In questi giorni è in corso la revisione delle regole per gli appalti pubblici, forse è il caso di analizzare a fondo la questione.

P.S. I paesi in cui è massimo il tasso di crescita di applicazione del BIM sono India, Cina e i paesi del Medio Oriente, probabilmente per la nascita di nuove realtà operative che partono già aggiornate. Alti sono i proclami della superiorità dell'Ingegneria Italiana, ma per quanto tempo durerà ancora questo primato?

 

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